domenica 23 novembre 2008

Il libro bianco: Cap.4 – Il Viaggio – seconda parte

Era la mattina presto ed eravamo già pronti per partire. Susy aveva preparato delle scorte di cibo e acqua per almeno un paio di settimane. Non sapevamo quanto tempo avremmo dovuto viaggiare. Dovevamo seguire quella voce che sentivamo nel vento. Proveniva da Nord. Sulla porta di casa ci venne in mente che dovevamo in qualche modo assicurarci che anche i nostri gatti avessero da mangiare per il tempo che eravamo in viaggio. "Susy cosa facciamo con i gatti?", le chiesi, il viso di Susy in quel momento divento preoccupato, e disse, "Sai in questi giorni non li ho visti molto, a dire la verità l'ultima volta che li ho incontrati era nel nostro sogno". Era vero, ora che ci stavo pensando erano nel altro mondo, dove tutto era ancora come prima. " Hai ragione, dissi, forse loro hanno potuto tornare dopo averci dato un po' di conforto e speranza in quei momenti di confusione". Cercammo per un po', tanto per essere sicuri che cosi fosse, e dopo mezz'ora decidemmo di partire lasciando comunque le ciotole piene.

Vedevamo davanti a noi avvicinarsi la fine della bolla che ci separava dal mondo esterno e cominciavamo già a sentire il freddo che era là fuori. Ma noi avevamo la stella. Al di fuori il mondo cambiava in fretta, la natura, pur con fatica, si stava riprendendo ciò che le era stato tolto. Le strade erano quasi del tutto invase dalle radici e l'erbaccia, le case non c'erano più, o almeno stavano piano, piano scomparendo. La vegetazione però non era per come eravamo abituati a vederla, aveva un colore verde grigio e nemmeno la forma degli alberi era più quella che conoscevamo. Erano tutti storti, con delle forme strane, e le radici spuntavano più fuori che dentro nella terra. Sembravano dei tentacoli che volevano avvolgere tutto. Andavamo verso Nord in silenzio. Come se avessimo paura che qualcuno ci potesse sentire. Ovunque c'era nebbia. Ma più che nebbia erano dei banchi che si spostavano trasportati del vento. Erano come quelli che cercavano di avvolgermi davanti al supermercato, ma questa volta Susy aveva con se la stella e i banchi stavano alla larga. Pur essendo la mattina presto, di luce c'è n'era poca.

Susy non era una grande camminatrice, ma ora sembrava l'incontrario, era davanti a me di quasi dieci metri e io dovevo stare al suo passo per non perderla. La vegetazione si faceva sempre più fitta e a volte sembrava impossibile proseguire. Mi stava venendo la rabbia e odio di tutta questa situazione. Perche noi? Perche io e non qualcun altro? Volevo tornare indietro, alla mia vita di prima, con le mie cose di prima. Dentro di me c'era voglia di scappare, ma non potevo lasciare qui Susy sola, in mezzo a questa foresta. C'eravamo addentrati da più di un ora in quello che sembrava una foresta fitta. Pur conoscendo la zona non riuscivo a riconoscere il posto, era tutto diverso ed in più il la luce scompariva sempre più. I pensieri cattivi invadevano la mia mente, cominciavo ad avere dubbi su quello che stavamo facendo. Seguivamo le indicazioni di qualcuno che non riuscivamo a vedere, qualcuno che forse si prendeva gioco di noi. Ma non potevo lasciare Susy da sola. Lei sembrava cosi decisa nel compiere questo viaggio. Il terreno cominciava a salire e diventava sempre più roccioso. Pensavo alla frase comparsa sul libro bianco, " siete tutti delle pietre grezze". Qui intorno c'erano tantissime di pietre, li vedevo come dei uomini che hanno lasciato il loro cammino a metà. Avrei voluto essere una di queste pietre, almeno non avrei più sentito ne fatica ne freddo, mi sarei lasciato cadere li in mezzo a tutti gli altri a seguire il corso della vita per come veniva. Perche avrei dovuto costruire qualcosa, per chi? La tentazione era forte, ed il zaino che portavo sempre più pesante. Susy invece sembrava leggera come l'aria, come se non sentisse ne freddo ne stanchezza, lei che anche d'estate dormiva con i calzettoni.

Quello era forse il mio ultimo pensiero prima di cadere. Avevo sentito il terreno che cedeva sotto i miei piedi, poi più nulla. Apri gli occhi solo quando era notte, avevo ferite ovunque a causa della mia caduta. Cercavo con lo sguardo Susy, ma non la vedevo. Un senso di paura mi pervase tutto il corpo. Cominciai a chiamare gridando il suo nome per ore in vano. Non ebbi nessuna risposta. Era strano che lei fosse proseguita senza di me, e se le fosse successo qualcosa? Se fosse caduta anche lei cercando di soccorrere me? Dovevo cercarla, ma la torcia che avevo con me si era rotta con la caduta. Sentivo molto freddo e le ombre che mi passavano vicine erano come delle lame taglienti di angoscia, ansia e paura. Dovevo cercare un riparo. A tentoni mi arrampicavo verso non so dove, sentivo le pietre fredde e taglienti sulle mie mani e su tutto il mio corpo. Nel buio vidi qualcosa di ancora più scuro, sembrava l'entrata di una grotta. Mi sentivo in salvo. Si era proprio una grotta. Entrai dentro e con un fiammifero feci un po' di luce, conoscevo questa grotta, era chiamata la grotta del Eremita, solo che ora sembrava più profonda. Il freddo era meno intenso all'interno e cosi decisi di passare la notte qui. Avrei cercato Susy con le luci del mattino. Avevo dormito poco e male quella notte. Ho sognato Susy che mi aspettava in un posto che non avevo mai visto prima, in riva ad un lago che non conoscevo, in un posto dove la natura era per come la conoscevo e la luce del sole splendeva e scaldava ogni cellula del mio corpo. Apri gli occhi nella speranza di vedere un po' di luce e ritrovai solo buio. Nulla era cambiato. Doveva essere già mattina, ma l'unica luce che vedevo era quella dei miei fiammiferi, che da li a poco sarebbero finiti. Ebbi una sorpresa quando spensi il fiammifero, una piccola luce c'era ma non proveniva da fuori ben si dalla profondità della grotta. Non era forte però almeno riuscivo a vedere verso dove portava. Forse era Susy che cercava me? Ho cominciato a gridare il suo nome per quanto potevo andando verso la luce. Man mano che andavo avanti sembrava che la luce si allontanasse sempre di più. Mi fermai per un attimo e mi accorsi che avevo lasciato il mio zaino al entrata della grotta. Era poco male lo avrei ripreso dopo, al mio ritorno. Decisi di seguire il sentiero che portava sempre più in basso, verso la luce. Ora faceva più freddo, la corrente d'aria era sempre più forte, tanto e che facevo fatica anche a camminare. Ero stanco ma dovevo andare avanti, non potevo fermarmi. Dovevo seguire quella piccola luce che vedevo in lontananza, perché forse alla fine avrei trovato Susy. Questa solitudine mi faceva paura.

"Come quando ero in carcere. Pur essendo i carceri super affollati mi ero sempre sentito solo li dentro. Forse perché la solitudine in qualche modo mi obbligava a guardarmi dentro. Li ho potuto, anzi ho dovuto spogliarmi di tutto ciò che ero in precedenza. Dimenticare il mio orgoglio, il mio ego, il desiderio di vendetta, la rabbia, l'odio………………….di tutto ciò che offuscava la mia vera natura. Anche li avevo tanta paura, senza sapere di cosa, ma ne avevo veramente tanta. Le mie giornate erano una continua ansia e angoscia. Mi ricordo aspettavo con ansia che mi trasferissero in Svizzera, perché solo li che potevo avere dei chiarimenti e finalmente andare a casa. Il giorno era arrivato. Una mattina la guardia di turno era venuta a dirmi che dovevo preparare tutte le mie cose perché , finalmente, mi trasferivano in Svizzera. Ho fatto tutto molto in fretta mettendo tutte le mie cose in un sacco della spazzatura e poi via verso il furgone che mi avrebbe portato a casa. Una volta nel furgone mi avevano messo le manette, quelle che ti legano le mani e poi anche i piedi. Mi era tornato il ricordo del mio trasferimento da La Spezia a Como. Avevo passato tutto il viaggio chiuso e ammanettato in una gabbia 50x50cm al'interno del furgone. Quasi cinque ore di viaggio senza mai uscire, senza ne acqua ne cibo. Ma adesso il viaggio sarebbe durato al massimo un ora, non di più.

Pensavo che il peggio fosse finito. Ero in Svizzera da solo un ora e mi trovavo già in una cella della questura, picchiato e maltrattato per non aver detto quello che loro volevano, perché loro non volevano la verità. Ero da solo in cella, una cella senza finestre. Camminavo giorno e notte avanti e indietro per tenermi occupato e per non aver paura. Ogni singolo rumore mi faceva trasalire di paura,paura che fossero venuti a picchiarmi di nuovo. Il giorno stesso avevo raccontato tutto al pubblico ministero, che gli agenti che hanno preso la mia deposizione me avevano messo le mani addosso. Mi aveva detto che avrebbe fatto delle indagini su questi due agenti, ed e per questo che avevo paura, paura di una vendetta. Erano dieci giorni da incubo. I tre mesi passati in carcere ad aspettare questo momento erano niente in confronto ai dieci giorni passati in questa cella senza finestre in Svizzera."

Ora mi rendevo conto di che cosa mi aveva tenuto in vita per tutti quei giorni, La Fede. La fede in me e che oltre a tutto quello c'era qualcosa di più grande. Alla quale non potevo arrivare per com'ero. Ecco perché ero caduto prima, pensai, avevo perso fiducia. Pensavo che dimenticando ciò che ero tutto sarebbe andato bene, ma cosi non era. Il peso era rimasto, pesava come piombo questa volta.

E questo piombo aveva bisogno di essere purificato, questa pietra aveva bisogno di essere sgrossata. Mentre pensavo non mi ero accorto che ero entrato in una specie di pozza d'acqua. Avevo freddo ed ero stanco, e le ferite facevano sempre più male. Malgrado tutto avevo ancora la forza per continuare, dovevo raggiungere quella luce. Più pensavo a lei, più mi sentivo leggero e forte. Cercavo di avere le idee chiare, di togliere ogni risentimento, odio e rabbia che avevo dentro. Quelle cose non dovevano decidere per me, se no tanto valeva fermarmi. L'aria ed il vento in quel momento si fermarono ed anche l'acqua del pozzo non c'era più. Mi trovavo in una specie di allargamento della grotta, come una stanza. Mi ricordai della voce che sentivo nel vento, ma anche quella era sparita. Avevo i vestiti bagnati e mezzi rotti. Avrei voluto avere solo un fuoco dove scaldarmi e asciugarmi, in quel'momento. Decisi di riposarmi un po' e magari anche dormire. Non avevo finito nemmeno finire il mio pensiero che ero già nel mondo dei sogni. Quella notte avevo sognato il fuoco, ma non un fuoco qualsiasi, era un fuoco purificatore. Ero come in una battaglia: combattevo con delle cose che cercavano di portarmi sempre più vicino al fuoco. Mi attraversavano, ed ogni volta era come se mi strappassero dei pezzi di me che poi bruciavano nel fuoco. Era una battaglia durissima, ma più andava avanti più mi sentivo leggero, era tutto cosi strano. Alla fine mi arresi e vidi una grande luce attraversare il mio corpo e portare via con se una massa scura e informe che gettò nel fuoco. Nel sonno cominciai a sentire anche il calore che questo fuoco emanava. Prima che il sogno finisse l'ultima cosa che vidi era la luce che tornava verso di me. Aprì gli occhi e non potevo credere a ciò che vedevo, davanti a me c'era un vero fuoco acceso. Mi stavo chiedendo quanto di quello che avevo sognato era vero. In fondo alla stanza c'era anche un 'apertura dalla quale vedevo la luce del giorno. Andai verso di essa. Fuori era giorno ma il sole non era ancora visibile. In lontananza vedevo il punto nel quale sarebbe uscito. Ho deciso di sedermi e aspettare la sua comparsa. Davanti a me c'era un laghetto con acqua cristallina e ovunque un po' di nebbia mattutina. Ed eccolo li, il sole, stava venendo fuori propagando la sua luce ovunque, era lo spettacolo più bello che io abbia mai visto. Cercavo di trattenere il mio sguardo il più possibile ma la luce era accecante. In quel momento sentì una mano abbracciarmi e una voce familiare dirmi: bello vero. Era Susy, stava sorridendo come se sapesse cosa mi era successo e che ora era tutto finito. Ci abbracciamo forte piangendo tutte due di felicità e di gioia. Si era tutto finito.

Nel fra tempo nel libro bianco si stava componendo un'altra frase, che noi non avevamo ancora visto;

" Tre viaggi per conoscere e per purificare, cinque viaggi per esistere, intuire, capire, agire e essere per servire"

4 commenti:

PuntoCroce ha detto...

Senza parole...
anche questa parte è meravigliosa: la purificazione! Anche qui occorre un piccolo esame di coscienza per chiederci: quanta purezza ci è rimasta? Ben poca, purtroppo, e senza questa purezza non riusciamo a goderci la Vita come dovremmo, non riusciamo a goderci un sorriso, una frase, una bella giornata, un Amore..senza questa purezza siamo pietre, tutte uguali, grigie, taglienti.
Ma perchè perdiamo di vista così facilmente le cose e le sensazioni che ci fanno essere veramente vivi, veramente persone? Perchè ci lasciamo travolgere dalla massa, senza reagire e a volte senza nemmeno pensare di farlo?
Non è più bello scrollarsi di dosso tutto ciò che non serve alla nostra anima e ritornare come bambini e gioire delle cose più semplici che ti sono d'aiuto nei momenti di sofferenza, non è più bello sapere che fuori dalla grotta puoi trovare l'amico, l'amore, la bellezza di un paroma?
Bravo Iggy, non vedevo l'ora che pubblicassi un altra parte di questo meraviglioso libro bianco, perchè leggendolo mi rendo conto di tante cose che purtroppo sto perdendo di vista, mentre dovrebbero essere tutte dentro al mio cuore e nei miei occhi..
Un abbraccio
Maria Rosa

Paola ha detto...

Ciao Iggy, mi dispiace, ma oggi non ce l'ho fatta a leggerti...torno domani! ciao

Paola ha detto...

Ce l'ho fatta, stasera! Bravo Iggy, molto bella anche questa parte in cui ci fai capire e riflettere su quanto sia importante di non perdere mai la fede...la fede ci aiuta ad andare avanti, sempre, e a non perdere di vista certi valori che rendonola vita più bella.
Ora non mi resta che mettermi di nuovo ad apsettare il seguito.
Ciao: ti auguro una buona settimana

Anonimo ha detto...

ciao Iggy mi sono persa un po dopo l'inizio della scuola ma riesco a mala pena a postare i miei post.... Ne approfitto oggi che c'è la signora delle pulizie quindi ho 2 minuti in più. mi farebbe piacere che ci tenessimo in contatto... un caro saluto Katja