domenica 9 novembre 2008

Il libro bianco: Cap.4 – Il Viaggio – prima parte

Era difficile pensare che il nuovo mondo si presentava a noi in questo modo. Il cielo, al di fuori del raggio della stella, era quasi nero, la temperatura sembrava scesa di almeno 10° gradi, faceva molto freddo la fuori. Gli alberi erano in condizioni pietose e gli animali assumevano sempre più le sembianze dei spettri. Noi ci sentivamo al sicuro dentro la nostra "bolla di sapone", ma non potevamo rimanere al' interno per sempre. Era il primo giorno ed era già passato. Susy aveva preparato la cena e senza tanti discorsi andammo a dormire. Quella notte, però ci saremmo incontrati come la sera prima, nel nostro "sogno". Eravamo tutte e due davanti alla porta di casa nostra. Tutto sembrava normale, ma presto ci accorgemmo che non potevamo interagire con le cose di questo mondo. Entrammo in casa passando attraverso la porta come se fosse fatta di aria. Dentro era proprio casa nostra, c'erano i gatti che giravano tranquilli, sul tavolo le solite cose che lasciavamo sempre…………..ma poi Susy vide una cosa nuova, era Il Libro Bianco. Provò a prenderlo e stranamente ci riuscì. " È uguale al nostro, disse, con la differenza che non è vuoto, sembra una specie di racconto". Susy stava leggendo il libro e l'espressione del suo viso cambiava man mano che girava le pagine. "Cosa c'è, le chiesi, sembra che tu abbia visto un fantasma dentro il libro". " No, non è un fantasma ma sembra come un racconto di quello che stiamo vivendo noi, e la cosa strana è che il racconto arriva solo fino a questo momento, finisce con le mie ultime parole di poco fa". Non ci potevo credere, anzi ero confuso, la mia mente cercava una ragione di tutto questo ma era tutto invano. Ero immerso nei miei pensieri quando sentimmo girare una chiave e la porta aprirsi. Eravamo come congelati, chi era che aveva la chiave di casa nostra? In un attimo ho pensato di vedere noi stessi ma poi vidi la mamma di Susy seguita dal suo cane, Mia. Cristina, la mamma di Susy, abitava non lontano da casa nostra e ogni tanto veniva a trovarci, ma ora sembrava che anche lei cercava qualcosa in casa nostra, cercava noi. "Susy, Paul", in tanto guardava nelle stanze. Poi tornò in sala e si mise a cercare un foglio di carta. In tanto io e Susy cercavamo di attirare la sua attenzione gridando il suo nome, ma era tutto inutile, era come chiamare il vento. Solo la Mia sembrava percepire la nostra presenza, ci guardava ma sembrava che anche lei non capiva. C'era solo un attimo in cui Cristina si era voltata verso di noi, come se anche lei avesse percepito qualcosa.

Il papà e la mamma di Susy erano separati da anni ma erano rimasti ottimi amici. Lei era naturopata di professione e il suo papà un ex ingegnere che da anni faceva scultore.

Cristina aveva preso un foglietto di carta e cominciò a scrivere:

"Cari Paul e Susy sono passata da voi a vedere perché non mi rispondevate al telefono. È da ieri sera che provo a chiamarvi, visto che dovevate venire a cena da me. I vostri cellulari vedo ora che sono qui a casa vostra, spero non sia successo niente di grave, appena vedete questo biglietto, per favore chiamatemi. Susy, Ieri mattina quando sei venuta, hai lasciato la tua borsa a casa mia. Do io la papa ai gatti perche mi sembrano affamati. Ciao, Mamma Cristina .

Era solita firmarsi così, ma non capivamo una cosa: se noi avevamo passato 31 giorni come mai qui mancavamo solo da 1 giorno? Cristina nel frattempo stava per andare via e noi non potevamo fare nulla per dirle che eravamo li davanti a lei.

" Quando ero in carcere i genitori di Susy ci avevano aiutato molto. In ogni modo. Ma non solo loro, c'erano tantissime persone che ci stavano vicine, ogni uno a modo suo. Dopo una settimana nel carcere ho fatto conoscenza con il prete che dava messa una volta alla settimana a tutti i carcerati. Gli avevo raccontato in grandi linee cosa mi era successo e che non ho ancora avuto alcun contato ne con un avvocato ne con i miei cari, Susy in particolare. Lei, ho saputo solo dopo, aveva saputo dove ero e quando sono stato trasferito in un modo a dir poco geniale. Aveva telefonato ovunque per avere informazioni. Alla fine era capitata al posto giusto, dove avevano le mie pratiche. Non so di che ministero si trattasse ma la prima risposta che ha avuto e stata " non possiamo dirle nulla, sono cose riservate, e poi lei non è nemmeno sua moglie", all' epoca non eravamo ancora sposati. Ma dopo aver raccontato la nostra storia e quello che mi/ci aveva capitato la signorina dal'altra parte ha fatto una cosa meravigliosa: tenendo la cornetta del telefono vicino ha domandato alla sua collega, " ne che non possiamo dire che signor Glasgow è stato trasferito a Como", no signora non possiamo dire nulla del caso in questione, arrivederci e grazie. Geniale, ma non era un caso isolato ovunque la gente ci dava una mano in ogni modo. Il prete in tanto prese il numero di telefono di casa nostra che gli avevo dato dicendomi che lui non poteva fare molto. Dopo un paio di giorni era venuta una guardia dicendomi che c'era l'avvocato per me. Mi preparai subito e scesi con la guardia verso i locali dove si poteva incontrare il proprio legale. Mi sentivo un po' sollevato poter vedere qualcuno che potesse spiegarmi cosa succedeva e cosa dovevo fare. Quando entrai nella stanza ebbi una sorpresa, era il prete che mi sorrideva. Teneva in mano una borsa che Susy mi aveva preparato. Solo al pensiero che lui avesse incontrato Susy mi misi a piangere come un bambino. Mi disse che le aveva telefonato e che poi si erano incontrati nella sua chiesa e che hanno parlato a lungo. Mi disse di non preoccuparmi perché non ero solo. Susy mi aveva versato anche dei soldi con i quali potevo comperare le cose di prima necessità: rasoio, dentifricio, sapone, acqua perché quella del carcere era pericolosa, tanti avevano preso delle malattie. Il prete aveva rischiato molto, e credo che non eroi l'unico per cui si dava da fare. In seguito, dopo un anno che ero a casa, ho provato a chiamarlo e mi avevano detto che era stato trasferito. Assistevo regolarmente alle sue messe in carcere, e quello che ho visto era meraviglioso. Alle sue messe c'erano persone di ogni religione ed ogni uno pregava a modo suo senza dare importanza al fatto che era una messa cattolica. Eravamo tutti uguali di fronte a Dio e questo era un ottimo esempio, se pensiamo che al di fuori del carcere la gente era disposta anche a uccidere chi era di un 'altra religione. Ma li dentro ogni cosa, anche la più piccola, diventava la più importante. Mi ricordo che un giorno vidi una libellula e mi venne in mente che a casa spesso li guardavamo volare sopra la nostra piscina, ogni volta sembrava che volevano dare uno show solo per noi. Quel anno l'estate era molto calda, si arrivava fino 40°gradi ed era strano vedere una libellula, anche perché nelle vicinanze non c'era acqua. Anzi a volte l'acqua mancava proprio, tanto che per giorni non ci potevamo lavare, e per far funzionare i bagni usavamo delle bottiglie riempite precedentemente. Una sera avevo assistito ad una cosa bellissima, una grande festa. Mi sembrava tornato indietro nel tempo quella sera. Eravamo al terzo piano, sotto il tetto del carcere, e di conseguenza faceva molto caldo, l'aria era irrespirabile di quanto era calda e non c'era un filo di vento. Era da quasi un mese che aspettavamo la pioggia.

Una sera, in lontananza, cominciavano ad accumularsi delle nuvole più tosto scure e cominciavamo a sentire un po' di aria fresca. Dopo solo 10 minuti pioveva cosi forte che l'acqua entrava dalle finestre, nessuno aveva nemmeno pensato di chiuderle, anzi eravamo tutti davanti a goderci la pioggia. C'era gente che cantava dalla gioia, altri che gridavano, ma una cosa ci collegava tutti eravamo felici, per della "semplice" pioggia. Vivendo, per la maggior parte della gente e anche per me, ogni cosa era diventata normale, dovuta. Il sole che si alza ogni mattina, l'acqua che esce dai rubinetti, la natura che ci circonda, il partner che ci ama perché siamo sposati………….ect. Ma tutto ciò ora era cambiato, io stavo cambiando.


Cristina se ne era già andata e nello steso momento, io e Susy, ci trovammo faccia a faccia nel nostro letto. Eravamo svegli ed era già mattina. "Mi sembra di cominciare a capire, disse Susy, mi sa che tutti sono stati portati in un altro mondo, parallelo a questo o qualcosa del genere. E per di più sembra che trenta giorni qui corrispondono a un giorno di la". Susy sembrava convinta di quello che diceva, ed io ero più o meno d'accodo con lei, se non fosse per il mio dubbio di chi sia stato portato in un'altra realtà, noi o gli altri?.

" Ma Il Libro Bianco, quello sul tavolo a casa nostra, come e che raccontava i nostri trenta giorni qui", chiesi ad alta voce. "Forse siamo noi a scriverlo in qualche modo, visto che ora tutto è possibile, perché non potrebbe essere cosi?", disse Susy. Perché no, in fondo le cose che erano successe qui erano ben più strane.

Ci alzammo per il nostro solito caffè, ma già riuscivamo a percepire una certa tensione nel'aria, e non solo. Mi sembrava di sentire una specie di voce, come se qualcuno parlava attraverso il vento. Susy mi guardò e avevo capito subito che anche lei sentiva la stessa cosa. "Altre novità", le dissi, " ci mancava solo questa". "Aspetta, disse lei, voglio capire di cosa si tratta". Aguzzammo le orecchie, a parte la voce misteriosa, c'era un silenzio spettrale. Susy era uscita in giardino ed io andai a preparare del caffè. " Susy, è pronto vieni, la chiamai, tanto abbiamo tutto il giorno per scoprire di cosa si tratta". Entrò dentro e con se aveva un foglietto di carta, ovviamente ha scritto quello che è riuscita a capire. Non le chiesi nulla, anche perché ogni volta poi succedeva qualcosa. Ero come stufo di questa cosa, volevo che finisse tutto, volevo tornare indietro, volevo la vita di prima. Diventava sempre più difficile pensare a tutto quello che ci succedeva. " Per quello che sono riuscita a capire secondo me il messaggio è questo:

"seguite il vento, seguite la voce la dove fa freddo ed il buio e padrone, superate gli ostacoli non distruggeteli, vi saranno utili, rettificate, vi sarà rivelato il principio ed il fine ultimo della vita".

" Ecco, disse Susy, penso che sia tutto. Si ripete sempre la stessa cosa, ora bisogna vedere se ciò che penso io e giusto". " Cosa pensi che sia, chiesi, perché a me sembra un po' senza senso tutto questo". "Secondo me dovremmo andare a cercare qualcosa che ci aiuta a comprendere, non so ancora cosa, ma che ci aiuta a capire perché il mondo si è diviso e cosa dovremmo fare noi, perché se siamo rimasti solo noi due qui ci deve essere una ragione". Susy cercava di essere chiara per farmi capire ma era sempre più difficile. D'istinto presi il libro in cerca della solita frase di conferma alle nostre affermazioni e supposizioni, La verità e sulla bocca di tutti, ma questa volta non c'era. In cambio era apparso qualcosa di nuovo, un disegno. Il disegno rappresentava una pietra, una pietra normale, qualsiasi, e sotto il disegno c'era una frase:

"Questo siete voi, questo sono tutti, questo siete diventati, pietre grezze, nulla si può costruire con esse, nulla che duri nel tempo. Sgrossate affinché attraverso l'uno tutti trovino il proprio specchio. Il viaggio sarà lungo e difficile ma abbiate fede in quello che custodite."

"Bene, dissi, allora dobbiamo partire per quanto ho capito"? "Si, mi rispose Susy, e dobbiamo farlo in fretta, non so se la voce sarà permanente. Non vorrei che svanisse nel nulla". " Ma io già adesso non sento più nulla", le dissi, ovviamente dentro di me c'era qualcosa che si opponeva al fatto di uscire dalla bolla di sapone, e poi andare a cercare qualcosa, che cosa? Si stava cosi bene dentro, avevamo tutto perché dovevamo preoccuparci del resto. Ma Susy non era d'accordo e cominciava già a preparare la lista di cose da portare con noi. Io presi la piccola stella e andai a cercare tra quello che era rimasto dei supermercati. Cercavo una tenda e altri articoli da campeggio, non sapevamo ne quanto tempo ne quanto lontano saremmo dovuti andare. A nessuno dei due piaceva il campeggio ma non avevamo altra scelta. Da quello che vedevo non era rimasto più nulla delle costruzioni che c'erano, solo alcuni negozi, dove avevamo lasciato la stella, si reggevano ancora in piedi, ma presto anche quelli sarebbero scomparsi. Eravamo fortunati, trovai ancora intatto l'interno del supermercato. Presi tutto il necessario e mi incamminai verso casa con una certa fretta. Al di fuori del cerchio della stella che avevamo costruito l'ambiente era freddo, incolore, si percepiva una certa tensione, una specie di paura che ora sentivo molto forte. Ad un tratto qualcosa mi passo vicino, sembrava un ombra, ora di nuovo, cominciavo a sentirmi debole tanto e che ho dovuto sforzarmi per non cadere. Cercai, nella tasca, la stella, avrebbe dovuto creare un campo di protezione, ma non c'era. La mia mente cercava di ricordare dove avrei potuto lasciarla, il supermercato! L'ombra si stava avvicinando di nuovo, lasciai cadere tutto per terra e corsi verso l'entrata più forte che potevo. Ho cominciato a cercare tra gli scaffali delle tende, tra le lampade a gas, ma non c'era. Poi vidi una piccola luce che splendeva in mezzo alle coperte, si era li che l'avevo lasciata, l'avevo appoggiata per poter piegare alcune coperte che ci potevano servire. Corsi verso gli scaffali e quando la presi in mano era come se la paura ed il freddo che sentivo fossero scomparsi. Mi sentivo sollevato. Ripresi le cose che avevo lasciato cadere e con passo veloce mi diressi verso casa. Raccontai tutto a Susy e lei decise che forse era meglio fare qualcosa per non perdere più la stella. Prese una catenella e si mise la stella al collo, come una collana. "Cosi forse non rischiamo di lasciarla in giro o perderla", disse soddisfatta. Lei aveva già preparato il cibo e qualche medicina da portare con noi, mancavano solo le cose che avevo portato io. Verso sera avevamo tutto pronto, non ci rimaneva che partire. Uscimmo fuori e ciò che ci si presentava davanti non era consolante. La situazione fuori stava peggiorando, gli alberi stavano morendo e degli animali nessuna traccia. Tutto intorno soffriva e chiedeva aiuto, ora lo sentivamo dentro di noi. Le ombre erano sempre più visibili e sembrava che ogni tanto tentassero di penetrare la bolla di sapone che c'era intorno a noi, erano sempre più violente. Dovevamo partire al più presto, ma non ora, non di notte. Saremmo partiti la mattina dopo con le prime luci del'alba, o quello che ne era rimasto.

8 commenti:

Unknown ha detto...

Mi piace, mi commuove, mi stupisce! Rileggere i flash-back mi fa un tuffo al cuore, non capisco se di felicità o di tristezza... Un misto! Ma so che tutto questo ci ha portati a quello che abbiamo e siamo ora e quindi prevale la gioia! Il tuo racconto mi piace moltissimo, mi fa cantare il cuore ogni volta che lo continui, ogni volta che lo leggo!!! Ti amo tanto

Paola ha detto...

Come sempre, ho letto il seguito del tuo libro, con entusiasmo: complimenti, è affascinante.
Un caro saluto e, "a presto rileggerti..."

PuntoCroce ha detto...

Ciao Iggy, il tuo libro è sempre più avvincente e porta sempre di più a delle riflessioni (o almeno è così per me).
Siamo tutti pietre grezze... questa è una delle frasi che mi hanno colpita di più, forse perchè è proprio così! Diamo talmente tutto per scontato che niente ci stupisce o ci induce alla gioia (della quale però siamo sempre alla ricerca), ci aspettiamo sempre tutto dagli altri, ma non iniziamo noi per primi a fare qualcosa. Solo in situazioni difficili siamo in grado di tirare fuori il meglio da noi stessi e accorgerci da quante cose superflue siamo circondati. Non pensiamo mai alla nostra Vita, se non quando ci capita qualcosa di spiacevole... purtoppo stiamo perdendo di vista il nostro essere tanto siamo travolti dalla nostra quotidianità.
Dovremmo iniziare tutti a lucidare a specchio queste pietre per fare di noi persone migliori, i grandi obiettivi si raggiungono un passo alla volta...
un abbraccio di cuore
maria rosa

Anna ha detto...

Sempre più interessante, angoscioso, ma interessante...
Aspetto il seguito ;)

ciaoooo

Anonimo ha detto...

Caro Iggy

"C'è chi semina zizania, c'è chi semina vento e c'è chi semina grano buono che, nella buona terra, darà qual 100, qual 60, qual 30! Finché ci saranno giovani così positivamente impegnati avrò fiducia in questa nostra ancora così debole "Umanità" e nel suo avvenire. Grazie per il tuo contributo!

E ora ricordo tra te e me ciò che già sai: l'unico vero e più pericoloso, a volte mortale ostacolo sul nostro cammino siamo sempre e solo noi stessi! Un unico rimedio dopo lunga e sofferta rettificazione: Amore.
A presto, Cristina

Anonimo ha detto...

ciao Iggy, sono rimasta un po' indietro nella lettura del tuo libro perchè ho sempre un sacco di cose da fare e quando poi mi metto al pc per venire a fare un giro nei blog mi si chiudono gli occhi. è un conto leggere un post ma il tuo libro merita più attenzione. prometto di mettermi presto in pari. ciao ciao e buonanotte
Dori

PuntoCroce ha detto...

Ciao Iggy, come stai?
Non è che hai il "blocco dello scrittore"?
No, non voglio metterti fretta, era solo una piccola curiosità... viene davvero?
Un abbraccio ai miei Fati preferiti!!
ciao
Maria Rosa

Gabrielle ha detto...

Mi piace davvero tanto leggerti Iggy. Continua a seguire la voce del cuore oltre a quella del vento; così ritroverai sempre la tua via verso la Luce e non smarrirai mai la tua Anima!
Sono molto curiosa di vedere cosa vi porterà questo nuovo giorno che stà albeggiando alla fine di questo capitolo!