domenica 2 novembre 2008

Il libro bianco: Cap.3 – Quinta parte

Io non avevo mai creduto in Dio, anche perche mi era difficile credere in qualcosa che non riuscivo a vedere o toccare. Nel passato credevo solo nei miei sensi fisici, la vista, il tatto, l'olfatto, il gusto e l'ascolto. Le percezioni extra sensoriali erano una cosa alla quale non davo molta importanza. Con il tempo e l'esperienza però non potevo fare a meno di accettare il fatto che affinando i nostri sensi fisici ne possiamo scoprire degli altri, che sono forse una specie di emanazione sottile di quest'ultime. Il sentire a un livello più intimo, personale, sentir parlare la nostra anima. La mia anima mi aveva parlato anche prima, anzi a volte urlava ma io ero sordo alle sue parole. Sordo perche occupato da altre cose, cose materiali alle quali davo troppa importanza, cose che credevo fossero tutto nella vita. Ed era proprio la vita che un giorno mi ha fermato e ha detto basta, il giorno in cui sono stato arrestato. È proprio vero che l'uomo, nella maggior parte dei casi, ha bisogno di sbattere la testa per cominciare a vivere la vita per quello che è, e non per quello che si crede che sia. Sentire la vita per me è avere fede. Poter vedere la bellezza del mondo che mi circonda, poterlo toccare, odorare i profumi che ci dona, ascoltare il suo canto e gustarlo ogni giorno, per me è la fede. Questo è Dio, perche lui è in ogni cosa.

Per questo ho smesso da tanto tempo a dare colpe ad altri per come vivo la mia vita, e per questo ora cerco di non dividere le cose una dal altra ma vederle come una cosa sola. Per troppo tempo ho pensato che il mondo fosse diviso in bianco e nero, brutto e bello, buono e cattivo … ect. Ma se ci si pensa un po' siamo stati noi, uomini, a dividere il mondo e le cose. Per questo ora cerco di trovare l'unità in tutto: negli uomini, nelle cose, nel mondo, e soprattutto in me.

Oramai mancavano 22 giorni alla scomparsa del mondo per come era. Almeno cosi pensavamo. Ero un po' preoccupato al pensiero che tutto sarebbe scomparso, come avremmo fatto a sopravvivere? Avremmo dovuto arrangiarci inventando le cose, costruendole, ed il cibo avremmo dovuto coltivarlo noi. Erano anni che non facevamo più l'orto, visto che l'aria e l'acqua erano inquinati, e poi costava meno comperarlo che coltivarlo. Questo mi fecce ricordare quando ero in carcere, la ho visto come la gente si arrangiava per cuocere il cibo che comperava.

Dopo sette giorni al carcere di La Spezia ero stato trasferito a Como. Questo mi rallegrava perche ero più vicino a casa. Avrei potuto, forse, sapere qualcosa in più sul perche mi trovavo in carcere. Era un carcere molto affollato. In cella eravamo in 4, quando a malapena ci si stava comodi in due. Non avevo niente con me, ne sigarette ne soldi. Mi sentivo perso. Ma sono bastati solo cinque minuti e la voce che è arrivato uno nuovo si era già sparsa. Subito era arrivata gente che mi chiedeva del perche ero li e da dove venivo. Dopo aver raccontato un po' la mia storia e successa una cosa che non mi aspettavo: ex avvocati, incarcerati, che si mettevano a scrivere delle richieste a nome mio per avere dei chiarimenti, due pacchetti di sigarette che sono arrivati da non so dove e una tazza di caffè buonissimo. Una solidarietà che non pensavo ci potesse essere in un luogo dove tutti erano bisognosi e in difficoltà. Il cibo era qualcosa di veramente non commestibile, anche perche non si poteva dare un nome al contenuto. Tanti facevano la spesa una volta alla settimana e poi cucinavano con dei fornelli a gas. Ma io, non avendo soldi, non potevo fare come la maggior parte dei carcerati. Era passato solo un giorno e mi sento chiamare dalla guardia di preparare le mie cose. Ero quasi felice perche pensavo che mi portavano in Svizzera. Invece mi hanno comunicato che sarei stato trasferito alla sezione tre, cioè il reparto di massima sicurezza. In quel'istante ho visto le facce di chi era vicino e ha sentito quello che aveva detto la guardia. Erano tutti sorpresi, mi dicevano che era il posto dove erano incarcerati dei boss della mafia, assassini, membri delle BR ….ect. Poi c'era chi diceva che li si stava meglio, come se in un carcere ci potesse essere un posto più bello di un altro. Tremavo dalla testa ai piedi, non so nemmeno come ho fatto ad arrivare al terzo piano. Poi ecco che mi hanno condotto davanti alla mia nuova cella. Dentro c'era solo una persona e due letti. Ho fatto subito conoscenza con gli altri, anche perche quando arriva uno nuovo tutti sono curiosi. Nelle celle c'erano dei mobiletti, tipo comodini da camera da letto, ai quali veniva fatto un buco nel asse sotto, poi al'interno veniva rivestito di carta allu da cucina tante volte si montava il fornellino a gas ed ecco il forno. C'era gente, mi ricordo di uno in particolare che doveva scontare 27 anni per omicidio, che faceva torte, focacce e tutto quello che gli veniva in mente. Un giorno era arrivato con un pezzo di pizza e mi ha chiesto di assaggiarla. Era buonissima. Aveva fatto una piastra mescolando sale grosso e succo di limone che poi aveva cotto in una padella per non so quanto tempo. Alla fine questa miscela e diventata durissima, sembrava fatta di cemento. Quando faceva le pizze faceva scaldare questa piastra con il fornellino e allo stesso tempo scaldava anche il forno. Poi quando il tutto era pronto metteva la pizza sulla piastra e infilava il tutto nel mobiletto forno. Ma non era tutto, coltivavano il basilico e i pomodori nei fondi di caffè, costruivano dei coltellini con le lamette da barba infilandole nel manico dei spazzolini da denti, le grattugie per il formaggio erano delle scatolette di tonno vuote e bucate dall'interno verso l'esterno in questo modo la lamiera che veniva spinta bucandola era una vera e propria grattugia. Questa era la parte , per cosi dire, divertente. Mentre ero in carcere almeno quattro persone si avevano tolto la vita, e di questo non c'era traccia sui telegiornali. C'erano persone che protestavano facendo il sciopero della fame fino al punto di farsi morire. Pur essendo in una parte dove " si stava meglio", le condizioni erano pessime. Eravamo senza acqua, dentro la temperatura arrivava anche sopra i 40° gradi, l'assistenza medica consisteva solo nelle pastiglie di buscofen e pastiglie per dormire, che non erano altro che dei psicofarmaci.

Era veramente dura li dentro, tanto che ogni volta che ci penso sento le stesse sensazioni che avevo li dentro.

Era già mattino presto e la Susy stava ancora dormendo, forse per le emozioni della sera prima. Cosa sarebbe scomparso nei prossimi giorni?, mi chiedevo, le costruzioni, gli oggetti, le automobili, forse tutto quello che era stato inventato e costruito dal uomo. Mentre preparavo il caffè sentivo Susy che stava per alzarsi. Abbiamo passato la mattinata cercando di indovinare cosa sarebbe successo veramente nei prossimi giorni. Susy ebbe un idea veramente straordinaria quella mattina. Quella di mettere delle fotocopie della stella a cinque punte in tutti gli edifici che volevamo salvare, visto che aveva il potere di far funzionare le cose, perche non avrebbe potuto anche salvarle dalla distruzione. Cosi prendemmo le nostre fotocopie e cominciammo a fare una lista di cose da salvare. La maggior parte erano dei supermercati, farmacie….. tutto quello che per noi significava sopravivenza. Passammo dei giorni in cerca di posti da salvare.

Erano passati 20 giorni e ce ne rimanevano altri 10 per preparaci. Nel frattempo avevamo fatto anche delle scorte di cibo e di semenze di ogni genere, caso mai il nostro piano non funzionasse. Eravamo cosi presi che non c'eravamo accorti che alcuni edifici erano quasi del tutto scomparsi, non c'erano rovine ma tutto diventava polvere che poi spariva assorbita nel terreno. La nostra casa era ancora intera e non dava segni di cedimento e per questo eravamo convinti che anche gli edifici con la stella sarebbero rimasti in piedi. Quando oramai mancavano solo sette giorni al termine dei trenta, decidemmo di fare un controllo. Era una delusione enorme per noi vedere che il nostro piano era un fallimento. Ogni cosa si stava sgretolando, anche gli edifici che volevamo salvare. " Ma allora perche casa nostra è ancora in piedi?", domandai ad alta voce me stesso. Susy, come se sapesse qualcosa, mi disse, " dobbiamo tornare a casa e guardare nel libro bianco". " Perche?", domandai, "Speri che ci sia qualcosa di scritto che ci dia una mano per fermare tutto questo?, Oramai è troppo tardi". Susy si era già incamminata verso casa con passo veloce ed io la segui. Andando verso casa sentivo l'aria che diventava sempre più fredda e in lontananza vedevo delle nuvole scurissime. Stava arrivando un temporale. Una volta a casa Susy mi disse di controllare se le cose funzionavano ancora: le luci, l'acqua e i vari macchinari. Era tutto come prima. Susy prese il libro e con un sorriso, di qualcuno che già sapeva, lesse la frase: " la pace sarà grande se le proporzioni sono giuste e la volontà sincera". " Cerca delle stanghe di ferro abbastanza lunghe e mettile fuori al centro del giardino", disse Susy mentre prendeva una fotocopia della stella e un compasso. Guardai il libro per vedere la frase, ma era già scomparsa. Usci fuori e presi tutte le stanghe di ferro che avevo, fortuna che ogni tanto mi capitava di fare qualche ringhiera per qualche cliente e avevo sempre del materiale a portata di mano. " Prendi anche la saldatrice", mi grido Susy. Susy voleva fare una stella più grande ma non capivo il senso del compasso. Ma poi mi era diventato tutto chiaro. Susy prendeva la misura, dalla fotocopia, con il compasso riportandola sul ferro, però moltiplicandola per dieci. Lei misurava ed io tagliavo i pezzi segnandoli, era un vero lavoro di squadra. Questo riportare dal piccolo al grande mi fecce venire in mente dei pensieri nuovi per me. Pensavo a come l'umanità negli ultimi decenni aveva soltanto pensato a se stessi, e come pochi condividevano il bene con gli altri. Quasi nessuno riportava dal proprio piccolo al grande che c'era fuori. L'importanza di condividere era scomparsa da tempo. Ci si sentiva in pace dando delle cose in beneficenza, versando dei soldi alle varie associazioni che si occupavano dei più sfortunati e andando in chiesa la Domenica per farsi vedere. Tutto veniva fatto con automatismo degno di una macchina. Forse bastava solo portare il proprio se stesso, condividere il vero umano dentro di noi con il resto del'umanità. Possiamo avere un credo diverso, una nazionalità diversa, educazione diversa, colore della pelle diversa ma siamo tutti Umani, e dentro ogni uno di noi c'è, anche se piccola, una fiammella che ci rende tutti uguali anche se a volte è difficile accettarlo.

È la luce splende nelle tenebre più profonde, e le tenebre non l'hanno accettata.

"prologo di San Giovanni"

Il nostro lavoro procedeva bene, ma nel frattempo anche quelle nuvole scure si stavano avvicinando. Si sentiva aria di tempesta. Dopo ore di lavoro avevamo una stella enorme, la sua diagonale misurava intorno ai 15 metri. Eravamo tutte e due in piedi a guardarla soddisfatti del nostro lavoro ma avevamo una sensazione come se mancasse qualcosa di importante. Intorno c'era un silenzio che si poteva tagliare con il coltello, l'aria era densa e umida. Speravo tanto in un segno di conferma che il nostro lavoro fosse giusto, ma forse era chiedere troppo. "Manca Qualcosa", disse Susy, "Si sembra anche a me ", dissi. " Ma cosa?". Susy corse dentro casa e torno con il medaglione in mano, "mancano i lati che vengono messi da punta a punta in modo da formare un pentagono, vedi?". "Ma come mai sulle fotocopie non erano venute ?", chiesi sorpreso. "Forse perche il medaglione è un po' obliquo e la fotocopiatrice non è riuscita a captarli". Susy era cambiata da quando tutto era iniziato, ogni giorno diventava sempre più ricettiva e intuitiva. A volte mi spaventava, ma per fortuna c'era. In poco tempo tagliai del'altro ferro per i lati e cominciai a saldare. Mentre saldavo non vedevo niente intorno a me perche avevo la maschera, ma una volta finito tolsi la maschera e mi ci vollero un paio di secondi per realizzare quello che era successo. Tutto intorno a noi si era formata come una bolla di sapone, vedevo chiaramente la differenza di luce che c'era al di fuori di essa. Aveva un diametro molto grande, sicuramente oltre i cento metri. Era come un muro invisibile che impediva alle nuvole di passare. Erano poi solo delle nuvole, mi dissi, un temporale non era poi cosi nocivo. Ma mi sbagliavo. Con il passare dei giorni ci accorgemmo che non erano nuvole normali. Al di fuori del muro sembrava che anche le piante soffrivano. Avevamo fatto una piccola esplorazione l'ultimo giorno dei trenta che erano nel libro. Fuori dal muro invisibile faceva molto freddo, la luce filtrava ma non scaldava. C'erano pochissimi animali in giro e quelli che si facevano vedere sembravano malati. Il mondo fuori cambiava in fretta. Un po' giù di morale andammo a dormire senza cenare sperando che il giorno dopo qualcosa cambiasse.

Quella notte ho sognato tutti i nostri parenti e amici. Solo che non era un sogno normale.

"Era un sogno di quelli che sembrano veri. Sembrava il mondo di prima, c'erano le case,la gente, gli animali, tutto era come prima. L'unica cosa era che non mi vedevano, anche se io potevo sentire la loro voce. Ero andato verso dove era casa nostra e li ebbi la sorpresa più grande. C'era Susy, che sentendo i miei passi si voltò e mi chiese, " anche tu stai sognando, vero?". " Credo di si", risposi.

Un attimo dopo eravamo nel nostro letto svegli con mille domande che ci frullavano nella testa. " Dove eravamo? Cosa era successo? Era una cosa reale o no?"

Ci aspettavamo di tutto oramai in un mondo dove tutto era possibile. Stavamo bevendo il primo caffè guardando fuori dalla finestra in cerca di un cambiamento, ma l'unico cambiamento era che il cielo, al di fuori del muro, era ancora più scuro e minaccioso. Alcune delle nuvole erano così basse che sembravano dei spettri. Susy era andata a preparare un altro caffè ed io sfogliavo il libro bianco, e poi vidi la frase comporsi:

"In principio era il Verbo, il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Egli era in principio presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui, e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste. In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini la luce splende nelle tenebre , ma le tenebre non l'hanno accolta."

Era una parte del prologo di San Giovanni. Un testo sul quale ci avevo riflettuto tempo fa. Spesso invece del "Verbo" viene usata "Parola". La Parola che crea. Anche gli uomini hanno quel potere, di creare con le parole, solo che il potere delle parole è stato dimenticato. Forse per questo il mondo stava cambiando, forse perche troppe parole erano state dette senza pensare a quello che avrebbero provocato. Quelle nubi scure potevano essere l'accumulo di tutte le parole dette in vano sotto forma di energia. Forse con il tempo questa energia scura aveva rotto l'equilibrio tra il bene ed il male che è cresciuto sempre de più. La frase era scomparsa e come risposta apparve: " la verità è sulla bocca di tutti ". Questa frase era diventata come un Si per noi, oramai significava che i nostri ragionamenti erano giusti. Chiamai Susy e le raccontai tutto. Lei mi ascoltava e annuiva, come se per lei tutto fosse una conferma. I trenta giorni erano passati, oggi era il primo giorno di quello che in futuro avremmo chiamato " Il Nuovo Mondo".

5 commenti:

elena fiore ha detto...

Che brutta esperienza...perdonami , ma io quando leggo il tuo libro vado dritta alla parte che più mi interessa. E tu sai qual'é...Ciao, buona serata.

Unknown ha detto...

Sono senza fiato!!! Lo sai che la tua storia mi incanta, mi angoscia, mi incuriosisce e mi da conferma sempre più di che persona straordinaria tu sei! Non dico altro, ne parliamo poi, ora devo metabolizzare un attimo! Grazie per questo nuovo capitolo!

Paola ha detto...

Grazie Iggy per questo nuovo capitolo: il tuo libro si fa sempre più interessante, e quegli stralci di vita vissuta ci stanno proprio bene.
Ora torniamo ad attendere.... complimenti anche per il nuovo aspetto del tuo blog! Ciao, a presto, e buona settimana.

PuntoCroce ha detto...

Ciao Iggy, veramente stupenda questa parte!
E' vero, si può vivere una vita intera senza nemmeno accorgersi di viverla! Poi un giorno accade qualcosa, una cosa qualsiasi, che ti fa riflettere, che di dice: "fermati un attimo e guarda come stai vivendo"
E da quel momento si inizia a dare un senso alle cose, alle parole, ai fatti, e ci si pongono domande...
ecco, bisognerebbe riuscire a riflettere ogni giorno (almeno un pochino) sul senso della Vita, senza lasciarsi travolgere completamente dai ritmi frenetici che abbiamo e che non ci portano da nessuna parte...
un abbraccio e tantissimi complimenti per il tuo bellissimo libro (anche per il nuovo "vestito" del tuo blog"
Baci a te e alla Fata

PuntoCroce ha detto...

Ciao Iggy, grazie per quanto mi hai scritto, è stato emozionante quasi quanto leggere il tuo libro... sei una persona molto sensibile e a me le persone sensibili piacciono veramente tanto!!
Un abbraccio
ciao
maria rosa