Carissimi Lettori e Lettrici, quando si inizia un viaggio non si ha la minima idea in che direzione si vada a finire. È stato cosi anche per il libro bianco. Ogni volta mentre scrivevo cercavo di dare io la direzione al racconto, ma non tutte le volte era possibile. Oggi ho scritto questa parte e non mi ero reso conto che stavo scrivendo la fine del Libro Bianco. Ma ogni cosa in questo mondo ha una fine e cosi anche Il Libro Bianco. Volevo solo RINGRAZIARVI tutti quanti per aver seguito Paul e Susy nella loro avventura e di averli aiutati con i vostri commenti. Ora, al più presto, troverete il primo capitolo del mio prossimo racconto
ANNO 250.A presto, Iggy.
Capitolo 4 - quarta parte- Il Viaggio
Intuire, cosa veramente voleva dire? Era già passata una settimana da quando Susy è scomparsa . Mi mancava tantissimo ma allo stesso tempo sentivo la sua presenza, la sua forza vicino a me. Cercavo di fare le cose con massima cura, come avrebbe fato lei, pensando a ogni cosa, e considerando ogni aspetto. Mi stavo preparando per l’inverno. Dovevo ingegnarmi in ogni cosa, scoprire cose che credevo fossero impossibili per me.
Ogni giorno andavo nei campi che erano ancora in buono stato e cercavo di sistemarli al meglio. Più cura e attenzione ci mettevo più le cose cambiavano in bello. Il campo, pur essendo al di fuori della bolla, cominciava a prendere le sembianze di un giardino bellissimo. E pure non era protetto da una stella come casa nostra. Anche la strada che facevo ogni mattina per andare al campo sembrava cambiare aspetto.
Ogni sera prima di andare a dormire dedicavo un po’di tempo al Libro Bianco, ero curioso di vedere se cambiava qualche cosa nel’ultima frase, ma ogni sera era la stessa delusione:
" Tre viaggi per conoscere e per purificare, cinque viaggi per ________ , intuire, capire, agire e essere per servire"
Nessun cambiamento, e questo mi angosciava, a volte sentivo anche rabbia. Rabbia verso chi non era presente, forse verso l’altro mondo dove tutto era come prima, dove tutto andava come sempre. Perché avrei dovuto darmi da fare se nulla cambiava. Erano questi i miei pensieri prima di addormentarmi. Ma ogni mattina mi svegliavo con la stessa voglia di scoprire, di fare e di vedere il frutto del mio lavoro. Dovevo imparare di tutto senza libri senza nessuno che mi poteva dare dei consigli. Imparare da me stesso. Ero incredulo a quello che riuscivo a fare. Era mai possibile imparare qualcosa che non si sapeva? Ero sempre più convinto di sì. Spinto da un bisogno puramente fisico riuscivo a vedere e intuire le soluzioni per ogni cosa. Non sempre andava tutto bene la prima volta, ma provandoci con dei piccoli cambiamenti dopo un po’ trovavo sempre la soluzione giusta. Ma non era finita, alcune cose, pur andando bene, con il tempo li modificavo in meglio.
Come il filtraggio dell’acqua che ora era quasi perfetto e non dovevo più preoccuparmi almeno di quello. Ogni cosa nasceva come pura intuizione, guardando la natura e le sue soluzioni, meditando su di esse mettendoci una buona e giusta dose di logica.
Era passato più di un mese da quando sono rimasto solo e l’inverno era vicino. Avevo già accumulato abbastanza cibo e cosi decisi di esplorare un po’ i dintorni. Non avevo avuto il tempo con tutto quello che c’era da fare. Presi un po’ di cibo, qualche coperta e la stella a cinque punte. Non sapevo quanto tempo sarei stato via, anche perché volevo esplorare il più possibile. Avevo anche la speranza di incontrare qualcosa o qualcuno. Oramai non vedevo anima viva, nemmeno gli animali, da tanto tempo.
Cercavo di non pensare a Susy, anche perché se era vicino sarebbe tornata a casa da sola.
Il paesaggio era cambiato da come me lo ricordavo, tutto era invaso dalle piante che ora potevano riprendere ciò che gli era stato portato via. Era tutto silenzioso. Camminai per ore senza vedere altro che vegetazione. Non era la solita vegetazione, aveva un aspetto malato come se soffrisse di qualcosa e pure continuava a esistere e crescere ovunque poteva. Sentivo una grande tristezza vedendo tutto cosi sofferente. Avrei voluto fare qualcosa per migliorare la situazione ma mi sembrava tutto cosi grande e impossibile, fuori dalla mia portata. Ero sempre più deluso.
Mi accampavo ogni notte con la speranza che la presenza della stella che portavo potesse cambiare le cose almeno per un po’. Dopo quattro giorni tornai a casa deluso più di prima. Non riuscivo a trovare un senso alla mia esistenza. Tutto era cosi grande per me, cosa avrei potuto cambiare io da solo. Non potevo andare in giro a costruire stelle per il resto del mondo, non potevo fare nulla. Andai a letto con questi pensieri.
Il mattino dopo ero ancora triste e depresso ma cercai comunque di fare qualcosa. Decisi che se volevo rimanere qui allora dovevo farlo al meglio.
Era il giorno in cui tutto prese una direzione che non mi aspettavo. Seguivo il mio intuito in ogni cosa che facevo, cercavo di entrare in sintonia con le cose e percepirne il da farsi. Ma tutto questo succedeva senza che io ne fossi veramente consapevole.
Ogni cosa era diventata naturale, senza alcuna pretesa di cambiare qualcosa, volevo solo vivere.
Oramai il cibo non presentava più un problema, in quanto la produzione era diventata una cosa naturale, e avevo un bel po’di tempo per altre cose.
Il tempo passava e io non me ne accorgevo. Dedicavo le mie giornate alle mie esigenze, almeno cosi credevo.
Era passato tento tempo da quando tutto ebbe inizio, sette anni e sei mesi per essere precisi. Nel’altro mondo, al quale non ho più avuto accesso, se i miei calcoli erano giusti ne erano passati solo tre mesi. Un giorni del’altro mondo corrispondeva a trenta di questo dove io ero imprigionato.
Quella mattina mi svegliai presto e la prima cosa che feci era quella di ricordarmi del Libro bianco. Erano anni che non lo aprivo. Avevo deciso che avrei fatto le cose per come credevo giuste e buone e non seguendo delle frasi che ogni tanto comparivano e scomparivano. Avrei scritto io le mie frasi, ma questo non lo sapevo ancora.
Ci misi un po’ di tempo per trovarlo, e cosi con il libro in una mano e una tazza di tè nel altra usci in giardino. Era una mattina splendida, e se il giorno si vedeva dal mattino nulla di male poteva accadere. Ero allo stesso tempo preoccupato che eccitato. Cosa avrei trovato nel libro? Ancora la frase;
" Tre viaggi per conoscere e per purificare, cinque viaggi per ________ , intuire, capire, agire e essere per servire"
O altre nuove? Il Libro era vuoto, nessuna scritta, niente frasi ne vecchie ne nuove. Non sapevo se essere felice o preoccupato. Rimasi seduto per un po’ con la mente vuota sorseggiando il mio tè senza cercare un perché a tutto questo. Erano anni che non uscivo in esplorazione, anche perché ero sempre occupato a sistemare delle cose. Ma ora ne avevo voglia, tutto di un tratto sentivo di voler vedere se qualcosa fosse cambiato.
Questa volta non presi nulla con me, sarei tornato prima di sera.
Mi tornarono i ricordi di come era l’ultima volta che andai in esplorazione e mi aspettavo che fosse ancora cosi ma più andavo avanti più non riuscivo a vedere la differenza tra il confine segnato dalla bolla di protezione che generava la stella. La natura era tornata come prima, splendente. Ma forse il confine era più in la. Avevo camminato per ore ma il paesaggio non era cambiato. Per tutti questi anni non mi ero accorto di nulla; degli animali che erano tornati, il canto degli uccelli, la natura cosi …….. bella. Avrei voluto che Susy fosse li con me per godere di questo spettacolo.
Ma cosa era successo? Com’è che tutto di un tratto le cose erano cambiate? Mi facevo queste domande mentre tornavo verso casa.
Seduto sul bordo della piscina, o quello che ne rimaneva, cercavo di ripensare a tutto e trovare una spiegazione. Ero cosi preso dai miei pensieri che quando apri gli occhi era già sera. Era successo qualcosa che non riuscivo a ricordare, qualcosa che ha scatenato tutto. Eravamo rimasti soli ma dopo un po’ Susy era scomparsa ed ero rimasto da solo. Susy ha sempre avuto le idee chiare su tutto, su come funzionava il mondo e le cose, lei ha sempre avuto fede, io no. Forse per questo sono rimasto da solo, forse perché la fede è una cosa personale e va ritrovata con le proprie forze.
Avevo passato questi anni facendo cose che riguardavano solo me stesso e la mia esistenza, li facevo con tanta dedizione e amore senza pensare agli effetti che ciò avrebbe avuto sul resto del mondo. Non si pensa mai che tutto quello che facciamo in una vita condiziona anche la vita degli altri, anche se questi sono lontani da noi e non li conosciamo. Ascoltando ciò che siamo veramente piano, piano lo diventiamo sempre di più. Non importa quanto il mondo sia grande, esso cambia con ogni nostra azione, gesto o parola.
Guardai la stella a cinque punte, non mi serviva più, la stella ero io stesso. Ero diventato ciò che sono sempre stato, solo che non lo sapevo.
Era tardi cosi decisi di andare a dormire, ma prima volevo, anzi ero curioso, di controllare il libro bianco. Pensavo di trovarci qualcosa di nuovo. Cercai ovunque ma non c’era più traccia del libro, era svanito nel nulla. Non me ne ero preoccupato e andai a dormire.
Quella notte era molto particolare. Sognai un posto al quale non vedevo una fine, era immenso. Solo in un punto c’era un qualcosa come un vortice, sembrava una porta. Sentivo di poterci andare e che li avrei trovato Susy, e non solo lei. Più mi avvicinavo più mi sentivo attratto. Sapevo che entrando sarebbe stata la fine, la fine di un viaggio. Dentro di me sentivo che qualcosa era finito e che qualcosa di nuovo stava per iniziare. Sentivo una grande voglia di entrarci, mi sentivo pronto.
Tutto di un tratto mi svegliai, ero ancora nel mio letto ma sapevo che sarebbe durato per poco. Presto sarei dovuto partire, cosi presi la matita e scrissi queste ultime frasi nel mio diario prima di partire per l’ultima volta.
….. Cristina ripose il libro, che aveva trovato in casa di sua figlia, Susy. Era già da tre mesi che non aveva notizie ne da Susy ne da Paul e poi un giorno aveva trovato questo libro a casa loro. Aveva le sembianze di una vecchia Bibbia ma sopra c’era scritto; “Diario di un Libro Bianco”. Cosa era successo a Susy e Paul? Questo diario cosa voleva dirle? Era una cosa alla quale poteva dare ascolto e crederci?
Li avevano cercati ovunque, senza risultati.
Cristina si mise sul letto e senti la lacrime calde sul suo viso. Piangeva perché forse non li avrebbe mai più rivisti, per tutte le volte che non avrebbe potuto sentire la loro voce. Piangeva ma dentro di se sentiva che erano lì vicino a lei.
Si, Susy e Paul erano lì, erano ovunque, bastava guardare nel cielo in una di quelle notti senza nuvole per vederli. Erano due in mezzo a tante altre come loro, Due stelle.